Matteo Renzi ha appena concluso la kermesse “Big Bang” alla Leopolda di Firenze con un discorso che ha entusiasmato i presenti, scatenando un’ovazione. Non per merito di solo stile, il quale comunque non è mancato, sempre efficace, graffiante ed ironico, ma per idee e contenuti espressi.
Renzi ha mostrato quale sinistra vorrebbe, lontana dall’ antiberlusconismo con l’elmetto e dai soliti luoghi sacri e retorici della sinistra tradizionale. La rottamazione non come scontata battaglia generazionale, ma come lotta di merito. E dalle sue parole traspare una visione della realtà ben diversa da tutto quello che attualmente si muove nel consueto panorama politico: Berlusconi è passato, Bersani trapassato. Remoti entrambi. Renzi è completamente proiettato nel futuro e nel sogno di un’altra Italia, nuova, concreta, condivisibile e contagiosa.
Altri nella sinistra presentano volti nuovi, la Serracchiani per esempio, ma sono già vecchi, succubi delle gerontocrazie (ideologiche, non anagrafiche) di partito, fedeli alla linea. Renzi no. Sembra sinceramente e incoscientemente fregarsene di ogni minima prudenza che qualsiasi carrierista di ottime aspirazioni adotterebbe, dimostrando il coraggio delle idee: le proprie. Questa la sua forza.
Piace quasi più a destra che a sinistra, non perché quanto esprima sia di destra, ma perché rappresenta una sinistra nuova, non postcomunista, deideologizzata, finalmente libera dall’unica lotta fin qui praticata, quella usa a mostrificare l’avversario. Una sinistra contro la quale combattere (o collaborare) sul piano del merito e delle idee, dove vincere o perdere sarebbe comunque un onore e un passo in avanti per il Paese.
Le idee di Renzi accolgono molte delle proteste degli indignados, andando però oltre perché in grado di non fermarsi alle mere vuote e inconcludenti contestazioni, offrendo soluzioni. Stacca di una spanna gli aventiniani, schifiltosi grillini perché non ha paura del confronto, anzi cercandolo. Unica possibile via per provare a cambiare la società.
Il sindaco di Firenze rappresenta la possibilità di votare la politica delle idee e non quella delle fazioni. Una visione che se si affermasse obbligherebbe anche il centro-destra a cambiare. L’intero panorama politico potrebbe mutare, uscendo dalla logica degli schieramenti, coalizioni, alleanze e desistenze.
Parole un po’ troppo entusiastiche? Forse, ma la politica è anche sogno, speranza e ambizione. E mai come ora ne abbiamo bisogno. Un Renzi non farà primavera, ma potrebbe rappresentare un germe, un virus contagioso per una nuova visione della politica, della nazione e quindi di noi stessi.
Non ha annunciato la sua candidatura alle primarie, come molti si attendevano, ed ha fatto benissimo: le primarie ancora non ci sono e la nomenklatura cercherà di evitarle in ogni modo. Se ci saranno, il centro-destra farà bene a precipitarsi a votarlo: una sinistra migliore significa un Paese migliore. Almeno per metà. Mica è poco.
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