SE NON FORCONI, FORCHETTE?

Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare. Albert Einstein

La distruzione del manicomio è un fatto urgentemente necessario. Franco Basaglia

Noi adesso non è che non, alle volte non si sa mai, e preciso: tengo famiglia e dalle parti mie di una volta si diceva: “attaccall’asinoarovàopadrone” quindi faremmo meglio a star zitti, tanto non frega a nessuno e perchè dovrebbe fregare a noi, sempre uno spaghetto alle vongole puo’ uscirci e pure una sigaretta al sole sulla scogliera. Ma…..

Siamo proprio strani. Dico noi, Italiani. I casi sono due: o per ragioni climatiche, etnoantropologiche, mistiche, pagnottistiche siamo apatici, oppure siamo tutti un po’ complici di come è fatta l’Italia e ci va benissimo cosi’, che tanto una soluzione si trova sempre. ,Già perchè poi quando le cose si mettono male, troviamo sempre il ganzo espiatorio e non esitiamo ad appenderlo a testa in giù con la sua escort.

L’Italia è una repubblica comandata da tutti e da nessuno e fondata sull’ingiustizia. Ognuno nel suo piccolo dà il suo contributo alla sua “prova d’orchestra” fatta nazione. Le caste professionali, tutte. Dal farmacista al netturbino, dal presidente di corte di scassazione all’usciere, nessuno rinuncia al nepotismo, alla trastoluccia, all’illecitino strizzando l’occhio al compare di turno per poi pugnalarlo il giorno appresso. Le nostre istituzioni non sono che la proiezione in alto di cio’ che siamo e di cio’ che vogliamo in basso. Manchiamo d’indignazione e di senso dello stato. Ogni tanto arriva un marziano, qualcuno applaude, qualcun altro si secca, ma la maniera di farlo fuori a colpi di ciabatta c’è sempre. E poi, paradossi a montagne: per esempio, tutti a prendersela con quel Paolini, ma Paolini fa le stesse cose che fa Ingroja. Solo le fa senza i pentiti. I suoi comizi sono surreali ma almeno parla a nome e per conto suo, mica della repubblica italiana. Vero è che occorrerebbe un altro Paolini per par condicio. Ma è un dettaglio trascurabile. Tanto si sa che solo il Cav e i “cavofili” non possono violare la par condicio. Tutti gli altri, sì.

Tutti fanno politica: la Marcegaglia fa politica, le toghe fanno politica, i giornali fanno politica, Della Valle fa le scarpe agli altri per fare politica. I politici pure la fanno, ma poco e male. Questo non vuol dire che gli altri la facciano bene. Anzi. E gli Italiani ad adeguarsi. Cosi’ la parola “politica” pian piano è entrata in tutti i settori del pubblico e del privato, nelle sale da bagno, negli armadi, in pentola. Svilita nel suo nobile etimo, l’”arte di governare lo stato” si è fatta meschina, miope e guardona, vendicativa e servile. Le cose non solo non si fanno, ma non si immaginano nemmeno più. Assuefatti e rassegnati, vediamo il nostro stesso pensiero modificarsi secondo l’andazzo generale. Non è stupefacente che scorrendo i commenti dei lettori del Corsera, sul delitto di Perugia, la convinzione che si tratti di “sentenza politica” è molto diffusa.

Ecco: a nessuno viene più in mente che un lavoro svolto male è un danno alla collettività. E che giudici, giornalisti, imprenditori, piemme, insegnanti che al “lavoro” hanno sostituito la chiacchiera – perchè di questo si tratta – a lungo andare possano affondare uno stato e pure un intero continente. Si chiacchiera troppo e si lavora poco. L’ha capito Marchionne e lo aveva capito anche il Cav. che pero’ dalle chiacchiere è stato sommerso ed invece di prendere il megafono ed urlare: “tutti a lavorare perdincibacco!”, si è messo a chiacchierare pure lui.

Ma noi, zitti? Possibile che non ci resti un barlume di fierezza per dire “basta” a questo ignobile ambaradan? Non si potrebbe cominciare a tirare torte in faccia alla Marcegaglia? Non si potrebbe cominciare a dire che non sta nè in cielo nè in terra che una che si dice industriale, invece di stare in fabbrica pontifica un giorno si ed un giorno pure contro il governo? Che vuole dal governo? Lavorasse! Non si potrebbe mettere il detersivo per i piatti in terra, nelle aule delle procure, per mandare a gambe all’aria tutti gli svolazzanti togati che invece di assicurare alla giustizia malviventi ed assassini e di sbrigare tutti i ritardi che paghiamo profumatamente si gingillano a politicare ed urlacchiare “che non c’è la carta per le fotocopie”? Palamara! Se sai scrivere, fallo sulla carta igienica o su quella di giornale poffarbacco! Tutti quegli sproloquioni ermetico-illetterati di cui non si capisce un tubo non valgono il prezzo dell’inchiostro. Non si potrebbe far lavorare nell’edilizia – cazzuola e cemento – almeno una volta nella vita un sindacalista? Perchè diavolo esistono i sindacati visto che i lavoratori non la pensano affatto come chi pretende di rappresentarli? E poi, che ne è di tutti quei proclami meritocratici di Brunetta? Sono finiti nel buco nero? In Molise si vota, qualcuno ha visto un programma? O solo facciazze spiattellate nei centri storici dei paesi che le stesse facciazze hanno deturpato? Dobbiamo proprio pagarli, questi eletti?, non potremmo chiedere a gran voce che siano pagati a rendimento, modello Marchionne o soldi-cammello che dir si voglia? D’accordo. La metà degli Italiani ci marcia. Ma l’altra metà, quella che lavora 20 ore su 24 con l’influenza, col colpo della strega, senza feste comandate, che fa il nero e ha ragione, che è vilipesa dagli opinionisti ed irrisa dai comici, quella, cosa aspetta a prendere se non i forconi, almeno le forchette?


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