CONTROPOTERE INARRESTABILE – di Marsilio

Tra mie numerose conoscenze nel campo del diritto – giudici, avvocati, giuristi, politologi, giornalisti (mi sono del tutto estranei i politici, come loro lo sono verso di me) – godo di pessima fama: l’accusa più benevola che mi è stata rivolta è stata quella di ”simpatico provocatore”. Avevo osato affermare in un Convegno sulla giustizia nel quale fui uno dei relatori, che la Magistratura aveva subìto una metamorfosi da bocca della legge a contropotere: ovviamente non avevo nulla da eccepire sul concetto, memore del monito di Montesquieu (“perché non si possa abusare del potere bisogna che per la disposizione delle cose il potere arresti il potere”, dunque: poteri e contropoteri), ma facevo osservare all’illustre correlatore, magistrato che mi aveva dato del provocatore, che da noi, mentre la Magistratura si atteggia nella concreta realtà a contropotere (indicavo la ”rivoluzione delle toghe” del 1992-93 e l’affermazione, veritiera, di un componente del pool milanese: ”possiamo rivoltare l’Italia come un calzino”), il potere politico non puo’ ”arrestare” il potere giudiziario, essendo quest’ultimo incontrollabile ed irresponsabile, politicamente e giuridicamente (salva la ipotetica disciplina).

C’è insomma un evidente disequilibrio tra i poteri dello Stato, reso ancora più evidente dal fatto che la Magistratura – cioè il potere giurisdizionale – ha attratto nella sua sfera il Pubblico Ministero, che è invece organo del potere esecutivo: cosa, poi, assolutamente negativa, perché l’unione di organi dell’accusa e di organi del giudizio non realizza il “giusto processo”, specialmente l’attuazione del giudice terzo che è un valore di prima grandezza in democrazia.

In ogni occasione – convegni e scritti varii – ho denunciato, ma inascoltato come Cassandra, la crescita abnorme del potere giudiziario ed il suo non essere in regola con la Costituzione e con la teoria e prassi del sistema democratico; ed ho ascritto questa situazione di illegalità costituzionale alla responsabilità della classe politica, la quale, per interesse di bottega o per deficit di conoscenza del costituzionalismo moderno, ha consentito che la burocrazia magistratuale divenisse egemone tra le istituzioni, sostituendosi perfino alla sovranità popolare.

Quando nel prosiego del convegno osai contraddire l’illustre magistrato, il quale aveva affermato essere la magistratura “baluardo a difesa dei diritti“, l’aggettivo “simpatico“ cadde e resto’ solo il sostantivo “provocatore”: avevo osservato che finchè il pubblico ministero fosse restato unito alla magistratura, il giudice sarebbe stato attratto nella lotta al crimine: un giudice “impegnato” è un ossimoro, posto che il giudice, per essere tale, non potrebbe che essere del tutto indifferente alla materia del contendere. L’art 6 della Convenzione europea “dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, mutuando dall’art 10 della Dichiarazione univerale dei diritti dell’uomo, delinea in una mirabile sintesi i connotati essenziali del giusto processo e sancisce il diritto dell’uomo ad avere un giudice indipendente ed imparziale al fine della determinazione sia dei suoi diritti e doveri di carattere civile, sia della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta.

Dunque al giudice, organo indipendente ed imparziale, non puo’ essere contiguo l’organo dell’accusa penale, e tantomeno puo’ essere l’uno unito all’altro in un vincolo organico, com’è ancora da noi, per essere la magistratura costituita da giudici e pubblici ministeri.

C’è pure un’altra e più rilevante anomalia: la magistratura, oltre ad essere potere sovraccarico in quanto comprensiva anche dell’organo dell’accusa, è potere illimitatamente irresponsabile, laddove per principio risalente addirittura alla democrazia Ateniese del V° secolo A.C. (Eschilo) “l’esercizio del potere non puo’ andare disgiunto dalla responsabilità verso il sovrano”. Anzi a maggior potere deve potersi avere maggiore responsabilità.

Io mi sono rafforzato nella convinzione che il nostro sistema giudiziario – ripeto illeggittimo sia sul piano costituzionale che su quello dei principii del regime democratico – non è modificabile dalla attuale classe politica, per ragioni varie che in altro intervento indicherò, e pertanto sento di condividere l’idea secondo la quale soltanto una democrazia governante (che pero’ postula la crescita culturale del popolo) potrà portare il nostro sistema giustizia al passo sicuro delle democrazie evolute, efficienti ed allo stesso tempo garanti per tutti.

Mi sento percio’ convinto dell’utilità del Web per combattere la disinformazione e realizzare la corretta conoscenza dei problemi della giustizia da parte del maggior numero dei cittadini, al fine ulteriore di svelare i trucchi del potere.

Marsilio, Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)
05 agosto 2011


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