Mentre le poche persone serie che ancora ne hanno voglia discutono indignate dei destini dell’Italia, una folta masnada di analfabeti, profittatori, tecnici della truffa ai danni della Cosa Pubblica, e consimile spazzatura subumana si dà da fare per spolpare l’osso finché si è in tempo. Bisogna cercar d’impedire, se si vuole e si puo’, che tutti costoro continuino a spolpare a man bassa.
Un modo facile ed alla portata di tutti per “spolpare” (rubare o almeno rubacchiare denaro pubblico), è quello di occuparsi di abbellimenti del’ambiente. Sί: volete far soldi? Trovate una Amministrazione comunale, provinciale, regionale, interregionale, oppure organismi quali “Comunità montane”, “Sodalizi costieri”, “Confraternite di ex-erbivendoli”, “Associazioni di omosessuali in pensione”, etc. etc.,… insomma una qualche cosa che sia finanziata dallo Stato e che, altro importante requisito, sia capitanata da un capoccia abbastanza furbo.
Orbene, individuato quanto sopra, proponete al capoccia della baracca un monumento, un affresco, un enorme quadro, un colonnato, una cupola, un mosaico, un obelisco da dedicare a qualcuno o a qualcosa che abbia a che fare con l’associazione prescelta. Esempi: “Monumento al nostro pederasta ignoto, coraggioso pioniere dell’attuale civiltà gay”; oppure: “Lapide al concittadino Democristiano che mori’ povero”, o anche: “Obelisco in memoria dei primi dieci comunisti che mangiarono bambini di questo Comune”, o ancora: “Mosaico celebrativo dei nostri Liberali, se mai ce ne furono”, etc. etc.
Molto utili anche le costose lapidi arzigogolate in bassorilievo. Ad es.: “Qui Marco Pannella diede inizio alla inutile lagna dei suoi digiuni”; “In questa scuola l’On. Di Pietro tento’ d’apprendere l’uso del congiuntivo”, etc. etc. Fate capire al capoccia che l’opera d’arte proposta costerà, mettiamo, trecentomila euro, dei quali sottobanco a lui capoccia ne andranno 100.000. Qualche “mazzetta” di pochi euro ciascuna servirà a tacitare le poche persone intelligenti, ma indigenti, che potrebbero indignarsi della magagna e magari denunciarla.
L’affare è andato in porto. E, nel giro di qualche settimana, avrete ottenuto: per voi e per il capoccia del caso, un notevole sollievo economico; per la comunità, una forte dose di scorno, perché una comunità che si lascia fregare a questo modo dev’essere a fortiori cretina, ma “chi se ne frega?”; e, per l’Italia, un notevole imbruttimento ambientale, del quale, anche qui, “non se ne frega nessuno”.
Orbene, in Italia siamo circa 60 milioni di inquilini. Di questi, saro’ ottimista, un 10 per cento ha le caratteristiche della civiltà e dell’onestà. Il resto sono Italiani; ovvero, sono come non crediamo di essere noi tutti. Il che fa 50 milioni di persone affette non solo da disonestà, ma anche da amusia, ovvero insensibili al bello. Ammetto che questa percentuale d’insensibilità all’estetica è più o meno la stessa in tutte le regioni del pianeta; ma da noi, come sospettava Marcel Proust, si tratta di vera e propria callifobia o aiscromania, ovvero odio della bellezza, passione per la bruttezza. L’Italiano-tipo ahimé non è più quello che immaginava Américo Castro, un elegante atleta supercolto alla Pico della Mirandola che, stretto nel parco fiorentino tra gli amici letterati e filosofi, si libera scavalcando agile la staccionata; è invece un tale che se ne sta seduto in zone possibilmente costellata di immondizie, su seggiola in plastica alquanto zoppa, con il naso tuffato in una pizza colante troppo olio, assordato da musicaccia di quart’ordine strimpellata a tutta forza da un gracchiante amplificatore munito di insopportabile distorsiometro, tra bambini estremamente maleducati e pertanto schiamazzanti.
Bene, se invece fate parte del 10% di cui dicevamo qui sopra, basti quanto segue per farvi tremare le vene e i polsi. Sulle nostre e vostre teste sta in bilico, minaccia esiziale, una moltitudine infinita di progettati monumenti, lapidi, obelischi, tempietti alla greca, sepolcreti stile neo-egizio, giganteschi triangoli di metallo alla Picasso, archi di trionfo in costoso plexiglas rinforzato con alluminio anodizzato, etc. etc., che abbelliranno definitivamente la nostra patria e svuoteranno irreparabilmente le nostre tasche; e cio’, mentre vanno in malora, per incuria, sciatteria, imbecillaggine, ignoranza etc., nonché mancanza di fondi, migliaia di autentiche meraviglie, opere d’arte insostituibili, ambienti urbani di incredibile fascino e ineguagliata bellezza, etc.
Il dramma è grande: cerchiamo di capirne l’immensa indecenza e gravità. Mancano fondi per impermeabilizzare come si converrebbe le volte delle preziose tombe etrusche di Cerveteri; piove a fiumi nelle strutture preromane, romane, paleocristiane di Cimitile; i preziosissimi affreschi di Sant’Angelo in Formis anneriscono per il troppo umido; i tesori della Villa dei Misteri di Pompei perdono il colore, la loro sorprendente sintassi luce/ombra, una sorta di stupefacente impressionismo ante litteram… E noi versiamo fiumi di euro nelle tasche dell’astuto scultore Tizio, del navigato architetto Caio, del non-tanto-fesso grometra Sempronio, per ottenere a suon di quattrini più nuovi santuarî, più avveniristiche chiese, più arditi monumenti a tarallo, a sfogliatella, a cono rovesciato… Sί, a suon di quattrini, ci stiamo creando un ambiente finalmente degno di noi: ideato da ladri, ad uso di sbadati imbecilli.
Intanto, per coloro che siano proprio del tutto insensibili alle ragioni del bello, vi sono da prospettare anche inquietanti considerazioni di ordine pratico. Non staro’ certo a chiedere informazioni alla Brambilla o al Tremonti, ma è certo che Venezia, Firenze, Roma e i loro musei, la Cappella degli Scrovegni e Paestum, i templi di Siracusa, Selinunte, Agrigento e Segesta, la torre di Pisa e gli Uffizi, etc. etc., raddrizzano non di poco la nostra economia nazionale, attirando frotte di turisti.
Credete voi, in tutta coscienza, che i turisti accorreranno a frotte, altrettanto numerosi, per ammirare il “Monumento alla Pizza Napolitana ed al Presidente Omonimo”, il “Colonnato di marmo rosa celebrante il Prosciutto di Langhirano e Romano Prodi”, la “Sfera in marmo verde dedicata ai Friggiarelli ed al fegato di Bersani”, la “Piramide in onore dei flatulenti Centri Sociali amati da Pisapia “, la “Colonna di bardiglio in ricordo della Futura Rivoluzione di Asor Rosa”, “il CD bronzeo, metri 3 x 5, commemorativo dei criptolalismi di Vendola”, etc. etc.? Io penso di no.
Vivremo tutti in un paese bruttato e più povero? Certo, proprio cosί. Deforme e povero, disertato dai turisti, ma pagato a caro prezzo. Ho prospettato questo triste destino ad alcuni politici, amministratori e funzionari pubblici di mia conoscenza. Mi hanno risposto tutti, più o meno, in modo esplicito o implicito: “Embè, che ce ne frega a noi?” D’Annunzio e Mussolini avevano inconsapevolmente fornito agli Italiani il motto del quale, a quanto pare, si avvertiva la mancanza: “Me ne frego!” Dunque: un disastro in parte già avverato ma, alla grande, ancora imminente.
A mio avviso, c’è un solo rimedio. Bisogna senza por tempo in mezzo centralizzare in unico severissimo Ministero tutte le attività artistiche di “pubblica decorazione”, in modo che progetti e proposte siano vagliati, e naturalmente in gran parte bocciati, da un sinedrio di persone serie e competenti, sottarendo cosi’ le esiziali iniziative “d’arte” al parere ed al libito delle ignoranti amministrazioni locali che, oltre ad essere formate da analfabeti incompetenti, sono ovviamente colme di amici, conoscenti, addirittura di familiari, degli sciagurati propositori di “opere d’arte” e altre pubbliche porcherie.
Altro che federalismo, regionalismo etc.! Caro Bossi, in fatto d’arte, centralismo estetico, e poche chiacchiere.
Tutte le foto sono state saccheggiate dalla pagina Facebook Tutela del Territorio che ringraziamo.
Leonardo Cammarano, 3 agosto 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)
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