A Bossi è sempre stata attribuita genialità politica, le sue ultime mosse gettano un’ombra pesante su questa valutazione, credo che questa ombra si estenderà all’insieme dell’azione politica della Lega da quando il disegno di Miglio, Macroregioni ed Italia federata, è stata abbandonato per un misero e residuale federalismo fiscale. Riportano i giornali che Bossi abbia dichiarato di essere “convinto che le manette non vanno messe mai se prima non facciamo il processo”, che bisogna “ricordare il tempo di Craxi: farlo andare in galera senza condanna non è servito a nessuno”. Papa, quindi, non deve andare in galera come con stentorea affermazione aveva detto il giorno prima.
Assai impreciso è il linguaggio, negli USA patria del garantismo, in galera spesso si va prima del processo, a volte anche quando si è disposti a pagare un lauto bail, come la vicenda Kahn insegna. E’ una esagerazione che, forse, nemmeno Berlusconi si consentirebbe. Tuttavia, data questa convinzione ferma, mai Bossi e i suoi avrebbero dovuto esibire un cappio, come ai tempi di Craxi, mai avrebbero dovuto e dovrebbero gridare “in galera”. Che, poi, la morte di Craxi non sia servita a nessuno, lo si chieda a Napolitano, un capo dei comunisti che si ritrova, miracolato, al vertice dello Stato, lo chieda a se stesso, Bossi, spiegandosi i suoi successi elettorali. Se oggi i sindaci leghisti soffrono per le tasse, lo chieda a Tremonti e Napolitano, a se stesso, si faccia ragione di un fallimento, che è del governo Berlusconi-Bossi, non di Berlusconi soltanto.
Il povero Papa che c’entra, oggetto, a quel che pare, di uno scambio in difesa di Tremonti-Visco, che ha fatto la manovra finanziaria che la base contesta? La questione vera è che bisognerà rivedere tante valutazioni su carismi e geni, tali solo perché i nani che si contrapponevano li hanno fatti sembrare giganti. Oggi, col plauso di questi nani e la benedizione di Napolitano, fanno la politica di Visco, li portano in carrozza al governo. Non si può dire, il giorno prima, “in galera” e, il giorno dopo, fare il fondamentalista sulle garanzie, qualcosa non va, come minimo va detto che si concede alla tattica politica l’inconcedibile. In politica ciò ha un nome: opportunismo!
Chi ha voluto la manovra che spaventa sindaci e popolo leghista, stringendo in una morsa un remissivo Berlusconi? Tremonti e Napolitano, punti di riferimento fermi della Lega, il secondo per imbonire l’opposizione sul federalismo fiscale. Chi la guerra in Libia, con conseguente emigrazione paventata dalla base leghista? Napolitano, che bacchetta il governo per un’annunciata exit strategy. Questi stridenti non sense vanno spiegati, con semplicità, senza giri di parole, ed io li spiego così: subalternità alla Germania sull’Euro, riduzione della politica all’amministrazione, coda non testa della politica, la paura di affrontare il verdetto referendario senza i 2/3 del Parlamento, con il Mezzogiorno che avrebbe sfiorato il 100% del rifiuto.
Questa non è politica ma subalternità a un paese straniero, recupero della buona amministrazione asburgica, non certo di Cattaneo, eroe delle “cinque giornate”, ostilità per il Sud peggiore di quella del generale Cialdini, forcaiolo e fucilatore di migliaia e migliaia di briganti meridionali, incomprensione totale della parte migliore del paese. Il Sud vero ha sempre voluto un’Italia federata, un federalismo alla Miglio avrebbe travolto la tanto dileggiata classe politica meridionale e la sua burocrazia, statale e regionale, invece di travolgere, oggi, la povera gente.
Cosa è stato riservato al Sud? Maroni, Calderoli e Tremonti! Sono essi gli autori e gli attori della politica per il Meridione del Governo Berlusconi, tre ministri, in fondo, della Lega, l’uno per sconfiggere la malavita e riportare i “sudici” alla legalità, l’altro per renderlo, col federalismo, virtuosi e responsabili, il terzo, con una banchetta del Sud e un Piano, mai visto e che è meglio mai si veda, per insegnare ai Governatori come si fa spendere. Come è andata a finire? I sogni anticamorra di Maroni infranti a Terzigno con ingloriosa exit strategy, quelli federali di Calderoli, ormai nelle brume di una crisi politica inevitabile, quelli di Tremonti, mai sorti, con un fantasma di Banca che, nata per essere dei meridionali, è, sotto la protezione dello Stato, a stragrande maggioranza, proprietà delle Banche popolari del Nord. Come sintesi: malavita più forte di sempre e l’antimafia, pure!
Dovrà essere il Sud a impostare una politica per un vero e compiuto federalismo, compreso l’aspetto fiscale, in un’Europa a trazione mediterranea, non germanica. Genova, Venezia e Trieste, battano un colpo! Berlusconi? Un desaparecido! Libia e tasse in un sol colpo, che capolavoro: autoabbattersi!
Giuseppe Corona, 20 luglio 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)
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