“LA REPUBBLICA” E I BORGIA DEL CONDOMINIO


A volte rimango vittima delle mie stesse convinzioni e, fino ad oggi, mai avevo creduto ad un Tremonti che tentava di fare le scarpe a Berlusconi. Pensavo fossero semplici speculazioni giornalistiche, per di più sballate, visto e considerata l’assoluta mancanza di carisma del soggetto. Mi sbagliavo, ed è stato illuminante un pezzo di Repubblica.

È però prima necessaria una premessa, un avviso ai naviganti propedeutico ad una sfrondatura di quanto reso noto da Carlo Bonini. Perché non inizia dalla notizia, ma dalle considerazioni, ovvero prepara il pubblico già fornendogli una chiave di lettura dei fatti che andrà a leggere, lo predispone alla giusta indignazione che poi, da bravi lettori-baluba, potranno sfogare al bar.

«L’inchiesta su Marco Milanese – scrive Carlo Bonini – documenta qualcosa di più e di più grave di un’umiliante storia di corruzione. Racconta il vincolo di fedeltà e appartenenza di alti ufficiali della Guardia di Finanza non al Paese, ma a una parte politica, il Pdl. Fotografa generali divisi in due cordate» una vicina a Berlusconi ed una vicina a Tremonti, in competizione tra loro per l’imminente nomina del nuovo Comandante Generale della Guardia di Finanza. Il fatto Berlusconi sia Presidente del Consiglio e Tremonti Ministro dell’Economia, secondo Bonini, è privo di rilevanza. Generali di alto grado non interloquirebbero (Saviano style) con le più importanti figure istituzionali del Paese, ma con degli inqualificabili esponenti del Pdl. Già qui un sonoro pernacchio si trattiene a stento.

Ma è solo l’inizio, il tono monocorde di Repubblica continua: «”La gravità delle condotte di Marco Milanese”, scrive il gip di Napoli, il “commercio” di notizie coperte da segreto di indagine raccolte all’interno della Guardia di Finanza, “coinvolgono direttamente la trasparenza e l’affidabilità del Corpo”.» Di nuovo, dove sarebbe lo scandalo? Che dei generali della GdF riferissero al Presidente del Consiglio delle notizie? Ma lo scandalo sarebbe se non lo avessero fatto! Pure Marco Milanese, consigliere politico di Tremonti, informasse il Ministro dell’economia, cioè Tremonti stesso, non mi sembra notizia da svenimento. Per Bonini, invece, tutto ciò «Conferma il salto di qualità del lavoro della Procura di Napoli» sulla P4 e Bisignani. Puro delirio, dove non si risparmia di definire “tana di talpe” (in via d’identificazione) l’intero Stato Maggiore della GdF.

Alla fine di questa particolarissima narrazione o lettura degli eventi – definita “verità” (le virgolette sono originali) – si arriva già “caricati” della giusta indignazione alla notizia: il 17 giugno scorso il pm Vincenzo Piscitelli avrebbe interrogato il Ministro Giulio Tremonti in qualità di testimone di sé stesso nei rapporti con Milanese e tra Stato Maggiore e politica. Tremonti racconta delle diverse “cordate” all’interno della GdF, di una riconducibile a Berlusconi e dell’altra, quella tremontiana, per la quale Marco Milanese faceva da trait d’union. Siccome per il tritacarne è un po’ poco il pezzo prosegue riferendo dell’interrogatorio del Generale Adinolfi del 21 giugno, dove l’alto graduato deve giustificarsi dall’avere poco raccomandabili frequentazioni quali Adriano Galliani, Gianni Letta e Alfonso Papa (definito “cane da riporto di Bisignani”). Motivo di particolare interesse riveste il fatto che tra Adinolfi e Milanese il corretto rapporto di consuetudine sarebbe venuto meno a fine 2010. Verrebbe da dire, “Ma saranno fatti loro?”

Tutto questo altro non è che una cortina fumogena di fatti e avvenimenti presentati volutamente alla rinfusa, intramezzati da commenti, giudizi e interpretazioni per nascondere il nulla vestito di fuffa. Le cordate, le correnti, le alleanze e i tradimenti ci sono anche per la nomina del rappresentante di condominio. Sono nell’ordine naturale delle cose. Come pure normale dovrebbe essere che uomini delle istituzioni possano scambiarsi informazioni. Possibilmente liberamente, senza la minaccia di essere intercettati da pm-censori e divenire argomento in cronaca.

Però da tutto questo emerge che effettivamente Tremonti qualche mira alla Presidenza del Consiglio doveva pur averla. Lo immaginavo solo come un grigio burocrate ed invece era un piccolo Borgia. Ambizioni che ormai può tranquillamente archiviare, naufragate su improvvidi fuori onda, in complotti dei quali si incomincia a vedere i contorni e, soprattutto, su una finanziaria invisa al Paese, a quasi tutto il centro-destra e persino al governo. Ha ragione Berlusconi quando nell’intervista di Repubblica ha detto di Tremonti: “Pensa di essere un genio e crede che tutti gli altri siano dei cretini”. Ecco, a tutti questi ora spieghi – ma bene e chiaramente perché appunto cretini – come mai abitava una casa a Roma per la quale l’affitto di 8500 Euro/mese era pagato da Milanese.

Paolo Visnoviz, 8 luglio 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)


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