I milanesi del 1630 sospettarono, racconta Manzoni, che a provocare la peste fossero gli untori, gente che spargeva una sostanza gialla portatrice del morbo.
Sospettare è, in circostanze critiche, tic dell’uomo, non per ignoranza “dotta”, incline al dubbio e alla ricerca davanti all’ignoto, ma come scorciatoia facile che affascina la folla e la consegna al burattinaio, il Potere in agonia. Tutto può progredire, non il carattere dell’uomo, che, fino alla sua scomparsa, proporrà, intatte, miserie e nobiltà, costretto, per sempre, se l’anima è eterna, a ritornare quel che fu, se plebe, plebe, se nobile, nobile. Per quanto grande la potenza dell’uomo, esplorato anche l’ultimo, più riposto, angolo del Cosmo, l’uomo del grande sospetto, il Grande Inquisitore, non sparirà. E’, costui, l’uomo del Potere comatoso in alimentazione forzata, nell’Occidente moderno, l’uomo di Stato, perchè qui sorse lo Stato, corrispettivo e braccio armato della Società, dei suoi contratti, nell’Europa continentale, statolatrica, leguleia e professorale, più che altrove. Quanto sovraintende all’allevamento dell’uomo, scuola, sanità e altro, o al premio delle virtù e alla sanzione dei vizi, ha la faccia arcigna dello Stato, Minotauro cui l’Uomo di Stato sacrifica fanciulle e fanciulli. Persino la Chiesa cattolica, in Italia, ha ceduto al suo nemico mortale, quello che l’ha spossata e domata, imitando altri luoghi ove, ben prima, depose le armi e le consegnò, “cuius regio cuius religio”, allo Stato, senza Concordati che tengano.
Svuotato di ogni senso, ormai, è il Concordato in Italia, la Cassazione decide tutto, della vita e della morte. S’iniziò con divorzio e aborto, ma il simbolo autentico della resa fu l’assassinio di Moro, per cedimento alla Ragion di Stato, papale e del partito cattolico, ormai, fino in fondo, Partito di Stato, in aperta simbiosi con il partito che, più di tutti, apparteneva allo Stato.
Anomalo fu il comportamento di Craxi, suscitò grande sospetto, destinato all’Inquisizione. Con il caso Moro che, posizione cattolica autentica, chiedeva, in difesa della persona, di fermare la mano allo Stato, nacque il primo “untore”, additato poi e consegnato alle folle come responsabile della peste che appesta lo Stato e la politica. Da allora fu caccia all’untore con tanto di vite politiche spezzate, con morti reali e metaforiche. Crollarono, insieme all’untore, i partiti di Stato, ma questi rimase, nudo come il re famoso, fino ad occupare in prima persona ciò che ieri era affidato ai lacchè.
La Grande Inquisizione è in pieno svolgimento, l’accusa sempre la stessa, “un uomo di Stato non si comporta così”, è la più grave che possa capitarti, diventi, se vuoi essere uomo di popolo, non di Stato, “untore”, la sorte è segnata, tanto più se il malcapitato, goffamente, cerca il riconoscimento degli uomini che rilasciano il titolo di “uomo di Stato” o tratta la crisi con “manovre finanziarie” di un Ministro che più marxista c’è solo la virtuosa Merkel.
La questione, però, non è il Grande Inquisitore ma il Grande Inquisito, c’è il Cardinale Bellarmino ma non Galilei! Il chiacchiericcio di falsi amici e fan è ciò che più disgusta, c’è chi, addirittura, si dà alla chiamata di correità, “così fan tutti”, in una sorta di sindrome di Stoccolma dove carnefici e vittime solidarizzano. Non è questione di difesa, ma di riflettere sul perchè l’Inquisito, Craxi o Berlusconi, Grecia o Napoli, non si attrezza con pensiero adeguato all’anomalia che è, cercandolo, invece, negli arsenali di chi lo inquisisce e condanna.
O da “untori” si cerca la “unzione”, e la via è lunga e penosa, traversata nel deserto del pensiero nella Terra occidentalizzata, o tutti seguiremo nella fossa questo Moloch rantolante che, a chi lo sfida, attribuisce, in quanto “untore”, la propria putrefazione.
Ciò che, allo stesso tempo, mi tormenta e solletica, è un enigma: come e perchè il cattolico, imperiale ed ecclesiale, sia diventato “uomo di Stato”, come e perchè l’Ecclesia si sia socializzata e fatta parte della Società.
Cosa assai seria è il pensiero, manca – come Dio!
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