La notizia, appena letta, è da fare invidia bestia: gli islandesi stanno riscrivendo la costituzione. Già questo per noi, gens italica, è qualcosa di inconcepibile, ma non basta. Infatti, «l’Assemblea costituente del parlamento pubblica sul suo sito le grandi linee del progetto e tutti sono invitati a condividere le loro idee sul sito o attraverso i social network. L’Assemblea costituente è presente su Facebook e Twitter e posta regolarmente video su YouTube. Inoltre le sue riunioni sono aperte al pubblico e ritrasmesse in diretta sul sito e su Facebook.» Si tratta del principio di esternalizzazione aperta o crowdsourcing, che consiste nell’affidare un compito a un gruppo non definito di persone attraverso internet.
La novità ha catturato l’interesse del nostro Presidente del Consiglio, il quale si è subito messo in moto. «Antonio, ma che è ‘sto crowdsourcing?» dall’altro capo del filo Palmieri, responsabile comunicazione Internet Pdl «Niente di che, Silvio. Roba messa in circolo da Repubblica, che gira su Internet e Fb. Ma non funziona mica, tutta fuffa. Tu vai avanti con Fede e Capezzone che vai bene.» Pure Giorgio Napolitano, appena saputolo, ha immediatamente riunito l’ufficio di Presidenza per studiare un comunicato ad hoc. Abbiamo la bozza: «Le recenti allarmanti notizie di Paesi europei che starebbero cambiando la Costituzione deve essere un monito per tutte le forze democratiche del Paese. Ricordo che per fare altrettanto pure da noi è necessario un ampio consenso parlamentare, che veda unite e concordi tutte le categorie democratiche e le Istituzioni. Determinanti saranno i pareri della Corte Costituzionale, della Magistratura e pure dell’Ordine dei Calzolai. Il principio ispiratore deve essere il Libretto Rosso di Mao. Altrimenti non firmo.»
Di Pietro «Ma che stanno a fa’… Hai sentito? Bisogna fare qualcosa… Devi farmi un sito nuovo.» Dall’altra parte Grillo «Guarda, non dirlo a me. Sono fuori dalle grazie di Dio! Se faranno una roba simile anche da noi non hai idea di quanti click perderò sul sito e sono soldi, mica bruscolini. Qua vogliono fregarci, ah ma mi sentiranno, se mi sentiranno!»
Bersani «Ragazzi, non scherziamo, siamo il primo partito d’Italia guai a voi se non ci chiedete l’amicizia su Fb»
Casini «È la fine di Berlusconi e del bipolarismo, ma se le proposte saranno giuste le firmeremo.» Subito chiama Gianfranco «Hai sentito? Come dici? Non te ne frega nulla, sei già in rue Princess Charlotte? Ma non è che troveresti qualcosa anche per me da quelle parti?»
Vendola «È la poetica del bit che segna un nuovo orizzonte di armonia e condivisione dal basso, dove la collaborazione semantica si trasfigura nella concretezza della solidarietà… pronto, pronto? Ma proprio adesso? Chi? De Magistris? Passamelo… No ti ho detto di no, le schifezze tue te le tieni. No non te le prendo, ma mica per cattiveria! È che se rimani sommerso nella monnezza possiamo attaccare la Lega… figurati, altrimenti sai che ti aiuterei. Sì, sì… ciao»
Palamara «È in atto un disegno teso a denigrarci e a limitare l’indipendenza della magistratura»
Lepore «Questi mica possono parlare tra loro come nulla fosse… è chiaro che c’è… insomma… le mani in pasta, anzi sulla tastiera… mi chiedo come sia possibile… faremo una inchiesta abbastanza solida… certo, certo, prima sui giornali, ovvio»
Probabilmente le dichiarazioni di politici e rappresentanti delle Istituzioni non sarebbero queste di fronte alla possibilità di intraprendere anche da noi una via islandese alla partecipazione democratica, ma nemmeno siamo sufficientemente maturi per fare qualcosa di simile. Immaginate solo che grassa festa sarebbe per il nutrito popolo dei troll. La nostra capacità di discutere nel merito dei problemi, senza scadere in tifo da curva Sud, è piuttosto scarsa. Inoltre abbiamo un serio problema di cultura digitale se addirittura il principale riferimento di Anonymus in Italia, appena beccato, usava per nick name il suo vero cognome. Roba da far cadere le braccia.
Paolo Visnoviz, 5 luglio 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)
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