FORZA NAPOLI!

Napoli è la più misteriosa città d’Europa, è la sola città del mondo antico che non sia perita. Non è una città: è un mondo. Il mondo antico, precristiano, rimasto intatto alla superficie del mondo moderno. […] Non potete capire Napoli, non capirete mai Napoli. (Curzio Malaparte)

Io fui, come dico sempre, napoletana prima di essere ogni altra cosa. C’era un tempo, non troppo lontano, alla Riviera di Chiaia: si sentiva la sera il respiro costante della risacca e l’odore del mare, ed il pianino che suonava di sotto, le note sgangherate e tristi come il suo ingranaggio; i genitori uscivano  di sabato e le nonne restavano a farci compagnia a leggerci le storie od inventarle. Nelle stanze c’erano i libri e la carne si mangiava due volte a settimana. Nelle case di Napoli ci si riuniva, si parlava, talora si cantava, i piccoli fino ad una certa ora, i grandi più tardi, ma non troppo.

Era bella, Napoli. Uscita non troppo ammaccata dalla guerra conservava intatta la sua memoria e la sua fierezza. Ora sono scomparsi i libri, le nonne e l’odore del mare. La città, divorata a morsi sotto gli occhi distratti, se non complici dei suoi figli indolenti, smarrì il ricordo di se stessa.

Ci sono molte ”spazzature” a Napoli; ma quella ideologica è la peggiore perché ha sepolto forse per sempre, la capacità di pensare, di ricordare, di reagire. L’ideologia, oscurando la memoria ha ucciso la bellezza. Noi non siamo solo muti: siamo ciechi. A furia di raccontare a noi stessi che eravamo diversi, creativi, originali ci siamo lasciati affogare e appiattire nell’entropia del “politicamente corretto”, del conformismo più ottuso. Ci serve, prima d’un etica, un’estetica della politica e del costume. La nostra coscienza mutilata deve riattarsi alla vita civile.

Chi emigra si porta dietro una struggente nostalgia. La città natale è un pezzo dell’anima inoperabile  e dolorante. Da lontano, ogni cosa è più chiara. La terra dei padri è dentro di noi, ne sentiamo il respiro affannato. Oggi, di fronte al pericolo di un incauto affidamento che potrebbe esserci fatale, desidero che il mio volto di emigrante sia idealmente, dal web che nullifica ogni distanza, tra i volti dei napoletani che vogliono Gianni Lettieri sindaco.

Come ogni eletto, dovrà imparare il mestiere. E dovrà misurarsi con le macerie lasciate dagli stessi che oggi si propongono come novità. E lui lo sa. Ma non si atteggia, come il suo avversario, a “giustiziere della notte” con in tasca soluzioni impossibili.

Si è detto di De Magistris, che sarebbe il “nuovo che avanza”. Ma i napoletani, di questo discutibile “nuovo” vanesio e futile non hanno bisogno: devono ritrovare se stessi, e la voglia di ricostruire, attraverso le storie individuali di ciascuno, una nobile storia comune. Non potrebbe essere certamente lui, il piemme delle cause perse, attento solo al suo arrivismo narciso, incurante dei destini altrui a riconciliare i napoletani con se stessi e con la città. Occorre pazienza ed un sorriso un po’ antico, di un figlio del corpo di Napoli che abbia voglia di ascoltare e di imparare.

Se sarà Lettieri, forse riusciremo insieme a lui a coniugare le sofisticate tecnologie necessarie alla soluzione dei problemi della città, con il recupero della nostra cultura e del nostro patrimonio di capitale. Sarà un cammino lungo, difficile, faticoso. Ed il primo traguardo è tornare ad essere tutti napoletani, ammainare le dolorose bandiere ideologiche e stringerci la mano. L’ideologia ci ha avvelenati e snaturati. Ora travestita l’ennesima volta, se disorientati la seguissimo, saremmo perduti.

La scelta è tra un sindaco autoreferenziale ed un sindaco per tutti. Anche per noi, che siamo lontani, e che vorremmo tornare. E ritrovare una città che sorride, affrancata dal senso di colpa e dai falsi profeti. Auguri al cittadino Gianni Lettieri. Che diventi il primo cittadino. Per farci ridiventare tutti cittadini. Forza Napoli!

Angela Piscitelli, 27 maggio 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)


Pubblicato

in

da

Commenti

Lascia un commento