L’altro ieri, dopo aver visto il programma di Sgarbi, ho storto il naso. Cose bellissime, cose di eccellente finezza, cose coraggiose, cose sacrosante -, e disordinate lungaggini, digressioni incomprensibili, autobiografismi…
Ore dopo, continuavo a ripensarci…, e infine trovo il tutto magnifico. Le lungaggini si rivelano necessarie «espirazioni» di chi «inspira» a fondo i difficili caratteri della realtà. Gli autobiografismi, accenni di commozione indispensabili a far pulsare forte, alla Fellini, la creazione d’arte. E finalmente la struttura «familistica», e «amicale», dell’insieme, è l’affettuosa ricerca del tepore necessario a chi s’inoltri nella diversità: le terre incognite dell’intuizione. Stamattina finalmente concordo con chi ha commentato: «Sgarbi è un genio».
Mi domando che cosa mi era accaduto. Ebbene, lo so. Per me (forse per tutti) è sempre cosi’: le avventure dell’autentica arte sono sempre, daccapo e di nuovo, incomprensibili. Le intendi, oggi, solo per re-intenderle domani. Dimentichiamo ogni volta l’aureo avvertimento di Hegel: «l’assoluto giunge sempre per ultimo». Decenni di televisione (perché, confesso, sono un miserabile teledipendente) mi avevano subliminalmente convinto che il «programma TV» (vuota dicitura per non so che cosa) deve avere una struttura, non solo, ma una struttura ordinata. La versione piccoloborghese della faccenda dell’«armonia». Il salottino della portinaia, con stoffette in tinta. Imbecillità! La verità, come insegnano i grandi gnoseologi, da Kant a Proust a Croce, da Musil a Broch a Svevo ai (dimenticati, ma indimenticabili) Raffaello Franchini e Gino Magnani, prima di farsi discorsiva passa per l’arte. E questa è fertile disordine.
Il disordine fertile ha bisogno di prospettiva. In prospettiva, «Ora ci tocca Sgarbi» è stato una magnifica «parola» del discorso sulla vita. Sgarbi vede chiaro e poi, con coraggio, testimonia di cio’ che vede. Dimostra cio’, senza tema d’errore, l’istantanea miserabile reazione degli affaristi borghesi che hanno interrotto le promesse di una vivificante sequela. La scusa è ridicola: carenze di audience. Ma come! Già dopo la prima puntata!? Lo spirito… profetico di chi annusa e lecca denaro, denaro, e ancora denaro, è impeccabile. Vergogna. Il qualificativo «capre!» qui diventa un complimento. La verità è questa. Il sacrosanto attacco alle energie «pulite», eolica e fotovoltaica, che più sporche di denaro non potrebbero essere. Chiudere subito la rivelazione che, come tutte le rivelazioni, è labile, se non la ripeti cento volte al giorno ti fregano. Ti infilano sulle «pale eoliche» e poi… ti fregano lo stesso.
E poi, il tempismo del Demonio. Ora tutto comincia a far rima. L’oste dei mentitori avanza: elettoralmente e non. L’eliminazione di Bondi, per me, fu il primo segno. Questo di Sgarbi, il secondo. Cada il silenzio sui cori di rutti postprandiali che ricordano la «danza del Ponukelé» di Raymond Roussel.
Chi guida la baracca lo capisca, questo, una volta per tutte: la vittoria della decenza, della limpidità, della cura della cosa pubblica, passa per la cultura e per sua sorella, la bellezza. I nemici l’hanno capito. Noi ancora no.
L’Italia ha già varie volte dimenticato questo. Ed ogni volta l’ha pagata cara. Vuole il nostro amato Cav «battere un colpo» in modo disinvolto ed elegante? Chieda immediatamente a Sgarbi di trasferire sul suo canale il programma interrotto, con cio’ ricucendo la tela inammissibilmente strappata.
Leonardo Cammarano, 20 maggio 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)
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