Sono un berlusconiano di ferro, e tale resterò fino alla fine, per due ordini di ragioni: primo, perché Berlusconi è uomo di grande umanità e forza, capace di passione -, ciò che nei nostri campionari governativi e ministeriali è merce rara. Secondo: perché, appunto, se la politica è l’arte del meno peggio, ad oggi tutti gli altri sono peggio di Berlusconi.
Munito di tali intimi convincimenti, debbo tuttavia confessare uno sconforto notevole. Si parli chiaro: Berlusconi sembra esser giunto al capolinea e, anche se resterà in sella, non sarà che un capoccia di secondo piano. Egli è groggy, gliene hanno fatte troppe per troppi anni. Le sue ultime scelte, relative alla crisi libica, sono state incomprensibili ed irreversibili: ha tradito amicizie e convenienze faticosamente costruite nel corso di anni. A chiacchiere, ha “avuto pena” di Gheddafi ma nei fatti ha lasciato che altri lo aggredissero. Ha annuito per pura inspiegabile timidezza. Alla Francia ha abbaiato, ma poi ha zig-zagato, ed infine scodinzolato. Ha finto – come è costume italiano da sempre, costume cui proprio lui aveva trasgredito! – di fare per propria scelta quel che gli hanno intimato di fare… Proprio lui, che fino ad un anno fa si divertiva a disobbedire alle scemenze imposte dall’Europa e dalle altre organizzazioni internazionali! E’ riuscito a stupire persino Putin, che non sa stupirsi di niente.
Ciò detto, se da qualche tempo il clima politico italiano desta forte preoccupazione -, ebbene, sarebbe stato strano il contrario. Ci sono due sintomi eloquenti: più insensatezza, e più furore: due caratteri che a volte si presentano separati, ma che più spesso viaggiano insieme. Sono i due sintomi tipici, io penso, che presentano i Paesi ormai privi di guida.
Continua a imperversare, più aggressivo e sfrontato del solito, quel clima di calunnie che, a forza di iterazione, ha prodotto danni troppo gravi: sempre più irreparabili scollamento e carenza di credibilità, anche nella scomposta oste della Sinistra, che ormai è come se calunniasse se stessa; l’esagerazione ha danneggiato anche i calunniatori, e poi, paradossalmente, l’Opposizione è disorientata dalla perdita di senno del nemico. Una forza politica che, per troppo anni ha vissuto solo dei danni che riusciva a produrre sulla sponda opposta, non poteva finire che così. Chi danneggiare, ora? Inutile segnalare, poi, la stanchezza e lo sfilacciamento nello stesso rapporto che Berlusconi intrattiene con gli Italiani. E naturalmente peggio va all’estero, dove a forza di parlare di mutande sporche, di letti rifatti, e sozzure assortite, si è riusciti a convincere la gente di ciò di cui era già convinta: gli Italiani sono mala gente capitanata da uno peggio di loro.
Si’, si esamini il comportamento dell’Opposizione. Gli esponenti della sinistra e dei partitini agglomerati, nei dibattiti TV e altrove, cominciano ad «abbaiare» un po’ troppo. Il furore cola da tutte le parti, come un liquido bollente. Si comincia a metter fuori stramberie di tipo inedito: le stramberie di terza generazione, diciamo cosi’, il cui carattere è quello di avere un calibro eccessivamente insensato. Esempio: giorni fa Enrico Letta, per negare che la riforma Gelmini procuri risparmi nel settore Istruzione, rivolta la frittata e si mette demagogicamente ad abbaiare: «No, ai bidelli non si può mancare talmente di rispetto!» Si potrebbero enumerare infinite insensatezze del genere: che ora (ripeto, questo il carattere di novità della cosa) risultano dettate da un cieco furore. Chi è furente parla per colpire, dunque prima di pensare.
Altro esempio: battibecco tv tra d’Alema e XXX, Alla sensata condanna che quest’ultimo dedica a certe spese eccessive, l’elegante d’Alema anziché restare in argomento risponde strepitando congesto: «dici le bugie che ti impone quello che mensilmente ti dà la paghetta!» Furibondo argomento, al quale XXX avrebbe potuto rispondere: «ma, da quando non ci sono più i finanziamenti URSS, a lei la paghetta non gliela diamo noi?»
Ovviamente il caso più clamoroso, e opportunamente comico in tanta malinconia (una franca risata è sempre di giovamento), è quello delle vere e proprie fesserie espettorate tempo fa dal nostro Chicchirichì da cortile, dico lo Asor Rosa. Vera e propria follia, la sua, seguita dalla troppo immediata (e pertanto assai sospetta) ingiuria di Mauro. Combattimenti tra galli, o meglio tra polli. Furibondo, il direttore di Repubblica gli ha sparato addosso un secco « imbecille! » o qualcosa del genere. Questa contumelia, in effetti, pur corrispondendo ad una corretta diagnosi, lascia pensosi per la fulminea rapidità. Perché poi scagliarla con tanto starnazzar di piumaggio? Vediamo:
- Forse nell’animo dei compari della sinistra, sentendo spiattellare senza veli quello che è il loro più riposto sogno (la rivoluzione!), è scattata la molla della excusatio non petita?
- Poiché il realizzarsi di questo «riposto sogno» implicherebbe anche, molto probabilmente, la perdita della «paghetta», della poltrona e della fetta di potere. Forse la Sinistra si sporge sul baratro per scaramanzia, ben sapendo che un Asor non fa primavera?
- O forse era tutto preorganizzato come ballon d’essai, allo scopo di tastare la reazione popolare all’idea del “golpe”?
- Oppure…etc. etc. Le ipotesi possono moltiplicarsi. Ma io ritengo sia meglio ritornare alla idea esplicativa esposta all’inizio: l’atmosfera ormai è puzzolente, stiamo tutti fuori di testa -, anche se, è vero, Asor Rosa non dispone di nulla da cui star fuori. Qui sorge un sottile quesito neurologico-filosofico: possono i dementi impazzire? Esiste la demenza al quadrato? Per misurare quanto la temperatura sia montata, infine, basti riflettere su di un particolare infausto, ma eloquente: lo stile Di Pietro, che prima suonava eccezionalmente dissennato, sta diventando lo stile di tutti.
Ma se Atene piange, Sparta non ride. Credete voi forse che il carissimo Berlusconi sia esente da questo generale appannamento di meningi? Ahimè, no. Sul qui presente giornale web, già all’inizio della faccenda libica persone più esperte di me previdero che «il salmo sarebbe finito in gloria» come al solito: l’Italia avrebbe adottato con ossequio posizioni prescritte da altri, facendo però finta che si tratti di idee proprie. E così è andata. Ma si noti: fino a qualche tempo fa, proprio una marronata simile a questa Berlusconi non l’avrebbe commessa: ad evitare le brutte figure ci teneva, e come. E poi, transitare impettito a braccetto con gli stessi che l’hanno fregato…, bene, questo è stato un po’ troppo. Ma come, farsi fottere a suon di fanfara !?
Berlusconi: preoccupa insomma la «tenuta» generale dell’uomo. Usava egli, con troppa dovizia a dire il vero, tempestare le folle con le sue un po’ sgonfie, annose barzellette. Simpaticamente si rideva: perché in fondo si rideva non della barzelletta in sé, ma del fatto ch’egli fosse così bambinescamente ingenuo. Ma da qualche tempo a questa parte, ormai, esagera: la barzelletta s’è fatta decisamente «lurida», immotivatamente lurida. Ora si ridacchia per nascondere lo stupore un po’ indignato che generano simili lepidezze. Su questo punto almeno, Stefania Craxi ha avuto ragione.
Sono questi, certo, particolari di dettaglio; ma, aggiunti al grande affresco d’insieme, mostrano lo scricchiolίo sinistro del nostro leader. Forse la triste realtà è la seguente: s’è scocciato, e pensa di mandare tutto e tutti a Patrasso. Al posto suo, io farei proprio cosi’, e me ne andrei a prendere il sole… sulla spiaggia di Pozzuoli, o a Procida. Non ad Acapulco. Ognuno secondo i suoi mezzi.
Sinceramente, trovarsi “nel mezzo”, in un mondo dove ormai a sinistra si espongono con furore fesserie, e a destra Berlusconi risponde con barzellette eccessivamente fognarie -, ebbene questa è una dieta un po’ troppo indigesta.
Leonardo Cammarano, 28 aprile 2011
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