Sappiate che barzellettiere, puttaniere, eccessivo, stravagante, inconcludente, surreale io continuerò a votare Silvio Berlusconi. Ho creduto da ottimista che il Presidente Napolitano, uomo di una vecchia guardia filocarrarmatesca sì, ma bene educata, avrebbe davvero fatto l’arbitro per traghettare il nostro paese verso la riforma della giustizia, e restituire quell’equilibrio democratico da vent’anni calpestato e stravolto dalle toghe rosse. Ho creduto che in questo maledetto Paese intellettualmente assai più arretrato della Libia con la pazienza si sarebbe potuta costruire una democrazia compiuta. Ho creduto che le piccole donne e i piccoli uomini intorno al Cav sarebbero cresciuti ed invece di coltivare lo scontato e plebeo parricidio, avrebbero imparato a far politica al posto nostro, di noi che siamo restati in disparte, ma abbiamo lottato.
Ho creduto che al posto della gratitudine, sentimento estraneo al cinismo italiano, un sano strumentalismo avrebbe guidato le menti dei più orientando il pensiero al di là di ciascun mondo meschino dei singoli nasi atteggiati. Invece siamo, tragicamente e ancora, quelli di Piazzale Loreto, partigiani del nulla, soloni d’accatto pronti a sanzionare una goliardata con la ghigliottina e a giustificare ogni sorta di delitto, materiale e morale con un cavillo giuridico.
E quando la faremo, l’Italia? Non interessa a nessuno. Siamo ammalati di parassitismo politico e corporativo. Siamo i paguri di una attinia mastodontica che è la burocrazia italiana. Conviene a tutti il caos. Non conosciamo la pura battaglia per gli ideali. La giustizia è ingiusta solo quando ci tocca personalmente, e non capiamo quanto sia “oggettivamente ingiusta” perché siamo i primi a servircene per i nostri minuscoli tornaconti. Provinciali fino al midollo, siamo sempre pronti a piazzare i nostri “se” e i nostri “ma” senza guardare gli obiettivi, ignorando che in una nazione civile il bene comune tende a coincidere con quello dei singoli. Ma il bene comune, cos’è? Da noi non lo sa nessuno. Noi siamo organizzati per cosche in faida perenne.
Se c’è stato un uomo, uno solo che ha tenuto dritta la bussola dello Stato, quell’uomo è stato Silvio Berlusconi. Ha sopportato per anni la delegittimazione sistematica, si è piegato agli stupidi rituali parlamentari pur di ottenere un’Italia stabile, ha visto di volta in volta smontare e snaturare tutte le riforme dai dictat dell’odiosa partitocrazia, sempre con il sorriso delle persone per bene, che non indossano mai la maschera dell’odio anche quando si sentono metodicamente ed ingiustamente valutati meno d’un Di Pietro, di un Fini e di un Palamara, d’uno Spatuzza e Ciancimino. Adesso il pretesto corale, che si leva anche – vergogna a noi – da qualcuno dei nostri è che sia un pugile suonato che va fuori dalle righe. Lui. Perchè invece di mandare l’esercito contro Asor Rosa, al Palazzo dei Marescialli, e a scollare quella nullità umana del Presidente della Camera dalla poltrona che offende e vilipende ogni giorno con la sua permanenza, dice qualche barzelletta osé ed organizza un comizietto davanti alla procura di Milano. Sarebbe lui, secondo il comune sentire di Scalfari e compagni, il sovvertitore delle regole. Lui il dittatore. Lui il corrotto ed il corruttore di questo dannatissimo Paese. Gli addossano tutte le colpe degli altri, quelle dei parlamentari, senza spirito di collaborazione, quelle degli enti locali, responsabili della cultura, della spazzatura, della ricostruzione del terremoto, delle scuole senza carta igienica. Ho sentito perfino qualcuno accusarlo, senza pudore, della morte di Arrigoni. Il paradosso è che questo parlamento di mentecatti ha introdotto reati in inglese come mobbing e stolking, un modo mezzocalzettista di dire persecuzione. E quella verso Berlusconi, cos’è?
Le barzellette non hanno mai ucciso nessuno. Le persecuzioni, si. La malagiustizia, si. La cattiva amministrazione dei comuni, si. Gli abusi edilizi, si. Ma sono tutti omicidi legali ed applauditi. Se ne vadano al diavolo. Forse ci meritiamo davvero un capo del governo come Di Pietro ed un Presidente della Repubblica come Asor Rosa. Farebbe bene Berlusconi a lasciarli nelle pesti, chiudere Mediaset, lasciare tutti con un palmo di naso ed andarsene a godersi i suoi soldi in un bel posto pieno di belle ragazze nude, compiacenti e grate. Splendide meretrici, non sciacquette da sottogoverno. Se l’Italia è ancora “il Paese che ama” dev’essere matto davvero. Lucida follia si, ma non lungimirante. Inutile lungimirare: l’orizzonte non è mai stato cosi’ nero.
Angela Piscitelli, 19 aprile 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)
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