Barak, vieni qui che ti faccio il disegnino.

Forse mi sbaglierò, ma il simpatico Obama mi ricorda quei turisti che vengono in Europa con quei viaggi tarocchi per non vedere nulla, mangiare in ristoranti pessimi e tornare a casa loro con le valige stracolme di paccottiglia. “Turista fai da te? Nooo Alpitour!”, raccomandava la pubblicità.

Gli altri tre se lo sono “messo in mezzo”. L’America paladina dell’export della democrazia è sempre un eccellente testimonial per coprire ogni genere di trastolazze. Il primo Presidente di colore, cui è stato sbattuto preventivamente sulla zucca un Nobel per la pace è una mascotte che tira più del compianto polipo dei mondiali.

Il Barakino, che da quando è stato eletto non ne ha azzeccata una. E i tre furbastri, compreso che il ragazzino non si è fatto ancora le ossa, ne approfittano alla grande.

Tanto per capirci. Monsieur Sarkozy si annoiava nel suo Eliseo dorato. Questo perché i suoi saggi consiglieri gli avevano imposto di padroneggiare il suo carattere intemperante e furibondo. Ma a lui, strapazzar piace. Ne fece le spese per prima quella birichina giornalista americana che osò chiedergli un commento sulla partenza di Cecilia. Poco ci mancò a romperle una sedia in testa. Ed è per questo che, come usa nelle monarchie, la successiva consorte fu scelta bella, straniera e canterina, nella speranza che il canto della sirena cibasse di armonia i neuroni presidenziali. Chissà, forse la regina ha pensato che giocando alla guerra, il re avrebbe ritrovato il suo elettorato perduto, a suon di petrolio.

Madame Cucu ha i suoi problemacci interni, prende batoste a destra e a manca (grande coalizione di batoste). Il suo buonsenso di casalinga paciocca le suggeriva di starsene alla larga dal “pacco francese”, pero’ una volta che il pacco è stato consegnato, ha pensato valesse la pena di far le fusa a Sarko per spartirsi la pizza dolce.

Sir Cameron manco lui se la passa bene. Gli Inglesi si rivoltano ma nessuno gli manda i “rafales” in aiuto. E poi la guerra agli Inglesi, piace, fa chic e si spera faccia una bella pubblicità all’affare del secolo: il matrimonio del principino. Le alte uniformi e le medaglie rendono bene in tivù. E poi la famiglia della sposa può approntare in tutta fretta, gadgets, spilline con la  testa di Gheddafi, palle con Buckingham Palace dove piove petrolio al posto della neve.

Organizzata la partita, i tre hanno chiamato Obama a fare il quarto a tressette. E siccome di cotanta competizione si da conto ai media, l’abbronzato parla imbeccato e gli vien fuori uno sciocchezzaio qualunquista il cui epilogo è degno di nota: “fermando il raìs abbiamo salvato le rivolte arabe”. Ah, si?

E da quando in qua, irrompendo indebitamente nelle zuffe di uno stato sovrano bombardando uno dei contendenti si salva alcunché? Quali rivolte arabe? Com’è che i Tunisini che dovrebbero essere aux anges senza Ben Ali, invece di starsene ben lì a riorganizzarsi, arrivano qui?

Cos’è, hanno pescato a caso nel mucchio dei dittatori, per dare un esempio esemplare? E gli altri che sono? E gli oppositori di Gheddafi? Pacifisti? Monachelle? Scolaresche giulive?

Gli unici, dall’inizio di questa macabra mise en scène a dire cose sensate, sembrano Gheddafi e i suoi ministri. E i quattro dell’apocalisse prendono a pretesto per picchiare il fatto che il Colonnello non se la sia filata come gli altri, ma abbia reagito promettendo ferro e fuoco e chiamando i rivoltosi “ratti”. Già!, perché cosa volevano che dicesse, “prego, accomodatevi, gentili signori, un caffè, una sigaretta, un pozzo? Le dichiarazioni d’intenti laggiù valgono più dell’esercito: un beduino che si dimostri vigliacco, è fritto. Ed invece lui, quando tutte le televisioni del mondo lo davano in fuga, ha preso un cameraman ed un ombrello e nel putiferio generale, mentre gli smontavano la casa, gli uccidevano gli amici ha detto: “Io non scappo. Muoio qui.” Grande lezione di coraggio del deserto per belligeranti da salotto.

Frattini ha detto ieri, a proposito del tressette suddetto, per giustificare il mancato invito (a cena con delitto): “non decidono nulla”. Certo che non decidono nulla. Perché hanno già tutto deciso. Vincitori, vinti, spartizione del bottino. Tutto. Figurarsi se invitavano il Cav! Perchè lui, il Cav, da istintivo quale è, magari all’abbronzato gli avrebbe detto papale papale: “Barak, vieni qui che ti faccio il disegnino” E gli avrebbe spiegato, grosso modo, quello che qui si espone. Alpitùr più, Alpitùr meno.

 

Angela Piscitelli, 29 marzo 2011

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