GRAZIE SIGNOR PRESIDENTE

E’ triste pensare che è stato per l’intermediazione di un ex-apparatchik, versione politica di uno yesman, che l’Italia sta diventando ancora una volta cio’ che è sempre stata, è, e putroppo sarà: una Yescountry, una nazione “Signorsí”. Altrettanto malinconico è constatare che una notevole parte di Italiani ha detto «no» al tentativo berlusconiano di fare dell’Italia un paese liberale, una terra libera tra libere terre, una nazione con la schiena dritta.
E’ come un malinconico destino. Ma poi, osservando i dati suggeriti da questo destino, si dice a se stessi: la vita è più semplice di quanto sembri!

Ad esempio, non bisogna trascurare il fatto che il Presidente Napolitano ha di recente ottenuto una sorta di «Nobel all’uomo forte» dall’opinione internazionale. Gliel’hanno conferito gli altri governi europei, e cio’ basti per capire il resto. Uno Statista puo’ sempre adottare un modo di condursi che gli altri Stati trovano lodevole, come no! A parte il Machiavelli, c’è il detto di Tommaso Hobbes – Homo homini lupus – che ha erudito e tuttora erudisce dozzine e dozzine di Capi di governo, funzionari di partito e bellimbusti consimili. E poi, neppure bisogna dimenticare che il vizio tutto italiano di rifiutare espressamente una prospettiva di libertà è anch’esso inscritto nel nostro DNA (sí: «dna», termine assai antipatico che abbiamo adottato per far presto). Di questo stupido rifiuto ci siamo macchiati molte volte, nel corso della storia, e la cosa in un certo senso (un senso forse un po’ comico) ci nobilita, se ripensiamo al detto di Hobbes. Esser conigli è forse meno brutto che essere lupi… Confortiamoci ricordando la commovente parola di Van Gogh: «se dovessi scegliere tra esser vittima o carnefice, sceglierei di essere vittima».

A parte cio’, alla luce di quel che è accaduto negli ultimi giorni c’è da felicitarsi con Berlusconi. E’ sgusciato via al momento opportuno. Gli Italiani – o pittosto i politici che li rappresentano in Parlamento – gli hanno impedito il tentativo di fare dell’Italia un paese liberale, una nazione con la schiena dritta? E lui, dopo ammirevolissima resistenza, «ha fatto un passo in là». Giusto: un passo in là. Cosi’ il macigno cadrà sí, ma non sulla testa sua e, quel che più conta dal punto di vista politico, formalmente non per causa sua. Egli era certo incolpevole, ma ora lo è anche per gli osservatori più ottusi se non per i prevenuti (per quest’ultimi, come si sa, non ci sono dimostrazione o prova che tengano). Intanto, conclusione: «stavamo meglio quando stavamo peggio!»

Ma, a proposito di Yesmen c’è da fare ancora un’ osservazione. Essi obbediscono anche quando per fare qualcosa si limitano semplicemente ad astenersi dal farne un’altra. E qui alludo alle mancate bacchettate che il capo-baracca dei magistrati avrebbe dovuto affibbiare ai suoi sacrosantissimi magistrati. Li ha lasciati fare, ed ecco che si recidiva: si ricomincia a caricare i cannoni e ad imbastire processi… Segno chiaro: se è vero che la gaglioffaggine comporta coazione a ripetere, anche vero è che si teme che il nostro beneamato ma affondato Cav. possa tornare a galla…, non si sa mai!

In ogni caso, tanto peggio per noi. Il primo risultato sarà che le misure assai sgradevoli che, pare, dovremo comunque sopportare a causa di dure, obiettive motivazioni, non avranno più il significato di sacrifici spontanei, nel senso nobile che si usa annettere alla spontaneità ed allo spirito di sacrificio; saranno invece, come sempre immancabilmente suole con noi benedetti Italiani, pure e semplici imposizioni. Dico: la sostanza non cambia, saranno «lagrime e sangue» comunque. Ma cambierà il significato e il senso: il carattere servile che i secoli hanno impresso sulle nostre fronti avrà una ennesima riconferma. Meno male che il nostro Presidente Napolitano ha cercato di difenderci… Grazie, Signor Presidente.

Ma in nome del Cielo, donde viene a tanta parte di noi Italiani questa vocazione alla gaglioffaggine tonta? Si tratta d’una plebea infatuazione per tutto cio’ che sa di rapporto ancillare: che, guarda caso, è una caratteristica propria alle classi subalterne. Questa è, d’altra parte, la spiegazione «unificante» delle due note individuate da Piero Gobetti: gli Italiani oscillano tra totalitarismo e anarchia. Un «palindromo» (ancora: guarda caso) diametralmente opposto al liberalismo. Onde per cui c’è ancora da credere a Gobetti: il fascismo fu l’autobiografia della nazione. Da noi la plebe ha troppo spesso prevalso. Le miopi classi abbienti si sono dimenticate di lei; l’educazione civile ha segnato il passo.

Servilismo, o almeno servitù. Mesti accenti, che già abbiamo ascoltato, da Petrarca a Leopardi, da Machiavelli a Salvemini, a Gobetti appunto… Il “fatto bruto” della soggezione allo straniero non basta: ad esempio i Paesi Bassi, lungamente asserviti in secoli di storia, non presentano tale caratteristica. Ma ripeto, c’è la suddetta chiave sociologica che suggerisce una semplice spiegazione: da noi, i due suddetti caratteri sono specialmente presenti presso le classi meno fortunate, quelle dei più bisognosi: entrambi, infatti, esprimono la vocazione, contratta per ripetuta esperienza negativa, di non far mai appello alle proprie forze, troppo deboli, ma di coinvolgere gli altri soggetti sociali. «Chiedere aiuto», o «dar la colpa». Ovvero: in senso passivo, invocare una mano «forte» che venga in soccorso (totalitarismo). In senso attivo, tentare una rivalsa: «soffro, dunque spacco tutto» (anarchismo), che è l’equivalente nostrano del «soffro, dunque accuso» che Finkielkraut attribuisce alla gretta mentalità di tipo sindacale oggi presente anche altrove, ma in Italia endemica.

Voi direte: vergogna, osate ricamare vacui filosofemi sulle sventure degli «umiliati e offesi», sulle sofferenze dei bisognosi; cercate motivazioni per dati di fatto che invece meriterebbero solo vendetta. Vi permettete di ricamare filosofemi, mentre la forchetta tra poveri e straricchi impudicamente si divarica e cresce oltre ogni misura! Invece di infilare l’una sull’altra vuote chiacchiere, comparate gli emolumenti mensili d’un bracciante agricolo e di un Marchionne, d’un povero impegatuccio e d’un direttore di Banca! Sí, avete ragione. Ma state a sentire: non è obbedendo ai pagliacci esteri, non è piegando la schiena ai prepotenti, non è comportandovi da forti coi deboli e da deboli coi forti, che voi raddrizzerete l’inammissibile torto. Ma cio’ non sarà neppure continuando a bruciare cassoni dell’immondizia e spaccando vetrine, rovesciando automobili e accoppando questurini e carabinieri. La storia, anche recente, vi dimostra che non è cosi’ che si migliora il livello della vita civile e si risarciscono le insopportabili ingiustizie sociali.

Esempio: alcuni giorni fa si è vilmente aggredito un galantuomo, una persona di intelligenza superiore qual è Oscar Giannino. Ce l’avete con l’intelligenza, nevvero? Bravi. Ma è stato lo stesso Giannino a ricordare al placido Fabio Fazio che, sul piano storico mondiale, sono stati il capitalismo e il liberalismo, non Bakunin né i Sovietici, Trotzski o Togliatti, a sconfiggere sul pianeta una molto estesa area di fame, di malattie, di ingiustizia. E, trasgredendo alle belle opinioni totalitarie e millenariste delle destre e delle sinistre, secondo le quali la guerra e i morti sono il concime necessario alla fioritura del Bene «di domani», sono stati loro ad ottenere questi miglioramenti epocali, senza bisogno di ricorrere alle decine di milioni di cadaveri di destra e alle centinaia di milioni di cadaveri di sinistra. Le cose stanno cosi’, e amen una volta per tutte.

Ma questi sono temi troppo seri. Per confortarci, torniamo ai nostri successi: al riconoscimento di Prima Magistrata Dell’Universo Mondo accordato alla Boccassini; alla “decorazione” affibbiata dall’opinione internazionale al nostro giulivo “Gnorsí”, pardón, volevo dire al nostro Presidente. A proposito, vuole fare egli, sí o no – “oui ou merde” dicono i Francesi -, qualcosa di più serio d’una semplice lavata di capo ai suoi, ahinoi anche nostri, illustrissimi magistrati? O i varî Sarkó e Anghelà di turno hanno tassativamente proibito anche questo!? Intanto la ministra Fornero piange. Vuoi vedere che nell’imo petto è d’accordo con noi?


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